LA STORIA FINTA, CADIOLI. RIASSUNTO

Proseguiamo col capitolo 1 de “La storia finta” di Cadioli.

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GLI EFFETTI DELLA LETTURA: L’idea di una letteratura per la quale coloro che scrivono e coloro che leggono devono sentirsi partecipi di una stessa comunità civile e nazionale. Foscolo parla dunque della sua idea di letteratura, parla dei lettori su cui si rivolge e a cui spinge gli altri scrittori a rivolgersi.

Foscolo diceva che l’amore delle lettere deve sempre accompagnarsi all’amore della patria poiché l’uno non può essere disgiunto dall’altro. Nonostante ciò, criticando forse l’Alfieri, sostenne che la letteratura , anche se politica, non doveva essere troppo “dettagliata”, ma doveva portare con se il cuore con le passioni e le menti col meraviglio.

Durante un discorso a Pavia, ben sintetizzò così il pensiero Foscolo “Ordinare ed animare i pensieri per mezzo del raziocinio e delle passioni, e colorirli per mezzo della lingua: ecco l’idea di stile”.

Solo l’unione di ragione e fantasia può dare una letteratura utile.

Il romanzo, secondo Foscolo, fa in “maniera di vedere e sentire i suoi contemporanei”. In altre parole, non solo si fa da tramite, insegna ai lettori e fortifica i valori, ma ne diventa la loro faccia e soprattutto, descrive i tempi che corrono rimanendo così come una memoria storica.

La letteratura è utile quando, rivolgendosi ai singoli lettori, riesce a raggiungere quel pubblico ce non avendo fatto nulla per opporsi ai propri tempi, può essere protagonista della propria nazione (Eunomachia).

Ma Foscolo si trovò a scontrarsi con alcuni letterati per queste sue scelte, e fu così che decise di dedicarsi ad un romanzo che smascherasse gli impostori della letteratura. Questi erano coloro che non avevano da offrire che un ben parlare, coloro che stordivano chi li udiva, e prossimi a dare il benvenuto ad ogni nuovo padrone dei popoli senza avere la capacità ne di far piangere ne di far ridere nessuno. Foscolo era perciò, col tempo, avverso a chi scriveva per pochi. Fu una disputa tutta interna, totalmente letteraria. Sostanzialmente, ci fu chi riteneva che Foscolo avesse venduto l’anima al romanzo più per compiacersi, compiacere e vendere, che per una vera ragione, indicando la mancanza di utilità del genere del romanzo in alcune sue forme. Foscolo era caduto in contraddizione, poiché riconosceva che il romanzo poteva non essere il lasciapassare adatto a spiegare alcuni tratti civili, morali e politici che avrebbero dovuto essere, per natura narrativa, polemici.

Dionisotti disse che l’Ortis era il testo più bugiardo mai conosciuto in letteratura.

 

UN ROMANZO E I SUOI LETTORI: Come una lunga appendice, la “Notizia bibliografica” delle Ultime lettere di Jacopo Oris” sembra corroborare la necessità di riaffermare, come nel frontespizio, che questa edizione 15° derivava direttamente dalla prima edita a Venezia, la sola genuina”.

Foscolo parte dalla riflessione che, se l’Ortis è piaciuto al pubblico, la qualità stilistica e le istanze ideologiche perseguite erano buone.

Foscolo rivide la scrittura in due direzioni: da un lato corresse quelle parti che potevano mostrare debolezze stilistiche, dall’altro ripensa vari episodi e precisa il carattere di alcuni personaggi regolandone la funziona narrativa. Sembra che le correzioni siano mosse dalla risposta che il pubblico ebbe all’Ortis e dal loro coinvolgimento.

Foscolo era un oppositore della retorica, odiava le esagerazioni, quella “fiamma che si risolveva in fumo”.

Foscolo decide di Dipingere l’Ortis, non di descriverlo, questo perché sa che il lettore “attivo” è attratto dallo stile e non dall’intreccio.

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